Buona sera Lettori.
Finalmente è giunto il momento tanto atteso (almeno da me). Ho finito “Tropico del Cancro” ed eccomi con la recensione.
So che l’aspettavate in tantissimi (no, non è vero ma vabbeh)…
Devo essere sincera, ho avuto un brutto rapporto con questo libro, le prime pagine le ho adorate, a metà mi sono arenata perchè non riuscivo a dedicargli il giusto tempo mentre l’ultima parte l’ho divorata. Mettiamoci anche che è caduto nella vasca da bagno per recensire un aggeggio del Mercoledi…
“Tropico del cancro” mi è stato consigliato e devo dire che anche questa volta (e basta indovinare sempre i miei gusti!) chi me lo ha consigliato, ci ha azzeccato alla grande.
La trama:
Romanzo autobiografico, con temi talmente scottanti che si arrivò addirittura ad un processo per oscenità, viene considerato un capolavoro della letteratura.
Non penso ci sia una vera e propria trama. Il libro parla dell’ambiente di Parigi, di come Miller vive raccattando soldi e cibo pur di sopravvivere. Racconta la vita difficile degli artisti senza futuro, toccando temi anche più forti come il lavoro, la politica e i flussi di coscienza dello stesso autore.
Parere Personale:
Ogni volta che parlando con qualcuno accennavo al fatto di avere in lettura questo libro, molti, anzi troppi, hanno commentato dicendomi ” ah beh, un libro inutile. Parla solo di sesso”. Devo dire che questa è stata anche la mia impressione durante la prima lettura parecchi anni fa, mentre ora, rileggendolo ho tutta un’altra idea in testa.
Assolutamente questo libro non parla di sesso, o meglio, si ne parla, ma non è l’argomento principale. E’ il tramite con cui Miller ci parla “di quello che fa, una volta tornato a casa e si mette davanti alla macchina da scrivere” (lo ammetto, questa frase l’ho rubata. Spero che il proprietario non si offenda per il furto).
Battute a parte, rileggendo ho avuto la sensazione di aver sbagliato il modo di leggerlo la prima volta. Ma che soprattutto, questo libro abbia più chiavi di lettura.
La prima chiave di lettura è sicuramente il modo di vivere sconclusionato degli artisti o pseudo tali che tentano in tutti i modi di arrivare a fine giornata. Viene descritta una vita in sfacelo, una civiltà distrutta e squallida e il senso di vuoto e di inutilità delle persone. In più, si trova, il disagio di Miller che prova a vivere una vita che non è quella che sperava, si percepisce il suo accontentarsi di qualcosa che in realtà non è altro che la disillusione stessa dei suoi sogni. Ma meglio vivere cosi piuttosto che vivere in un posto (L’America) che non offre nulla.
La seconda chiave, è a tutti gli effetti, la presenza del sesso e dell’alcool, entrambi visti come metodi per riempire serate vuote e giornate insulse. Si ritorna quindi al primo punto, “il fallito” che non riesce ad arrivare a nulla, si butta in quello che è più semplice e veloce per trovare conforto. Che sia l’ennesima puttana, neanche tanto bella, basta che non abbia lo scolo o altre malattie, o l’ennessima ubriacatura notturna, non cambia. Basta riempire i vuoti. I vuoti del mondo, dell’anima e della mente.
La terza chiave, è il confronto continuo tra America e Europa. Tra l’America e la Francia per esattezza. Miller dimostra l’odio che ha per entrambi i luoghi, ma in Francia trova quello che non aveva ancora trovato in America. In un passaggio dice che “Soltanto stamani mi sono reso conto di questa Parigi fisica di cui per settimane sono rimasto inconsapevole”. Sembra a volte che disprezzi Parigi, ma in realtà apprezza molto di più la quotidianità francese rispetto alla banalità Americana che non offre spunti ne sicurezze.
Il quarto e ultimo punto. Forse il più focale, Miller come scrittore.
Leggendo “Tropico del cancro” sembra quasi che lo scrittore non sia neanche in grado di scrivere due righe, ma tra un lavoro inutile e un’ubriacatura, si scopre il vero Miller. Lo stesso srittore che sa, di essere bravo ma che putroppo nessuno sa capire. Nei suoi flussi di coscenza, si recuperano i suoi momenti di lucidità, parla di libri talmente belli ed intensi, che toglieranno la possibilità ad altri scrittori di emergere, “[…] Artista, mi chiamo. […]”.
La bravura di questo scrittore la si trova in qualsiasi dettaglio del libro. Niente è lasciato al caso, anche la descrizione più inutile prende vita. In mezzo a tanti racconti di sesso, di prostitute, di alcool, c’è sempre quella frase che ti fa capire che non stai leggendo un libro a caso, ma qualcosa di più profondo. Verso la fine del libro, c’è un pensiero sulla vita e sulle idee che mi ha lasciata basita di tanto che è profondo e toccante:
Prima di iniziare la lettura di questo libro mi sono state dette due cose:
1- Tieni a portata di mano una matita, perchè ti verrà voglia di sottolineare tutto
2- Questo libro ti cambierà la vita, lo rileggerai più e più volte.
Mi sa proprio che avevi ragione…
Voto:
7,5/10
Citazioni:
Con le citazioni, abbiamo un problema. Ne ho troppe e non saprei scegliere. Però… un paio le metto:
“[…] A che serve mettere assieme parole? Io posso essere scrittore anche senza scrivere, no? Se scrivo un libro, cosa dimostra? E poi a che ci servono i libri? Ce ne sono già troppi di libri…[…]”
“[…] Tu sei cancro e delirio […]”
“[…] Ma allora cosa vuoi da una donna? […] ” Vorrei potermi arrendere ad una donna, vorrei che mi portasse via da me medesimo […]”
“[…] O comunque è chiaro che io ero soltanto un’idea pura, un’idea che si manteneva in vita senza cibo […]”